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lunedì 10 febbraio 2014

1- Jolly y sus amigos


Da quando m'incontrai non sono più lo stesso. O forse si.
Se non erro fu un anno fa, stavo bevendo la mia sambuca liscia, accanto alle mie ragazze. 
La bisca dove mi trovavo era un locale stretto e angusto: ricordo luci verdi, del pavimento non seppi mai il colore in realtà, perché cosparso di cenere H24, lo sguardo perso dei miei companeròs di sbronze, le mie malinconie in scatoline da tasca, la nebbia tossica, l'obesa in cassa, le slot-machines, i bagni imbiancati di bianca e le chewingum sotto il tavolo 23.
Mi sentivo cattivo, quando entravo li, mi sentivo gangster. Effettivamente guardando bene i miei 'soci', se fossi entrato di sera con un mio amico per una tranquilla partita a biliardo, avrei avuto per tutto il tempo quel senso d'oppressione, imbarazzo e d'ansia di quegli occhi rossi armati, puntati addosso come raggi laser.
L'allegro team era composto da: Il francese, lo zoppo, il pirata, il saggio, la vedova, il filosofo, la checca e Caffè.
Lo chiamavamo Francese perché lo era, ma soprattutto perché amava indossare il suo sartoriale abito gessato e quel ridicolo cappello alla Fred Buscaglione. Era educato, e confesso fossi invidioso dello Charme con cui seduceva le numerose ballerine in calore, solite consumatrici di roba da bisca delle 3.00.
La roba preziosa proveniva dal laboratorio dello zoppo precisiamo, il nettare. Andava fiero dei suoi successi, quindi dei suoi sporchi dollari. Aveva iniziato a spacciare all'età di 14 anni tra un giornale e un cartone di latte, quando poi un giorno scivolò su un macete, ma questa è una lunga storia. In carcere divenne 'credente', una volta libero, ogni domenica si recava in Chiesa a pregare il suo San Pablo. 
Talvolta, dopo la leggera colazione di Vov e frittelle, lo accompagnava il Pirata, ladro professionista, maniaco dell'ordine ed abile falsario. Non spaventava a guardarlo, ma in due minuti di conversazione ti incastrava in un labirinto psicofantapsichedelicoipnotic.. impossibile; mi spinse ad ammettere avessi l'apparecchio, a raccontare di quanto fosse enorme in confronto alla mia faccia e del mio 'rosciume' di bimbo. 
Gli cavai un occhio, con una stecca. E non perché disprezzassi il mio colore naturale di capelli o il mio apparecchio d'argento, ma perché aveva osato accennare alla mia infanzia, così senza permesso, senza preavviso, davanti a tutti. Non lo sopportai. Maledetto Pirata.
Il saggio vomitò quella notte. Il mio amico Louise dagli occhi verdi, scarpa lucida e mezzo sigaro perennemente tra le due dita ingiallite della mano destra.
Lo conoscevo da anni, m'incantavano i suoi discorsi etici, la visione del mondo, i suoi rimedi contro la realtà, l'aulica nostalgia nelle sue parole e gli insegnamenti di vita. Inutili, inutile come tutto ciò che mi circondava. 
Era un tossicodipendente.
La vedova in pelliccia invece aveva un passato da escort. Credo le fossero rimasti solamente quel covo di acari e quei due diamanti ai lobi, non possedeva più neanche una casa. 
Fu un duro colpo quando venne a conoscenza del tradimento del marito con la sorella. Ve la faccio breve: lo evirò e lo uccise.
Successivamente andò a letto con avvocato, giudice, l'azzurro plotone e tutto il corpo forestale, così, per esser certa di non venir rinchiusa in qualche cella.
Comunque mi divertiva la sua voce roca.
Il Labrador iperattivo, che educatamente pisciava di continuo sugli stipiti della porta dei bagni, era del filosofo. Quell'uomo era un genio, non faceva nulla di particolare ma gesticolava d'artista, non so spiegarvelo.. 
Gli elogi al suo cane erano da premio Pulitzer, davvero.
La mia stima nei suo confronti non credo fosse paragonabile a quella nutrita, per lui, dall'isterico ibrido Marcus. Omosessuale e razzista, un cinico schizzato, un caso clinico. Il filosofo era il suo unico punto debole e sono convinto fosse parecchio geloso del suo cane, di come lo tenesse stretto al guinzaglio.
A concludere in bellezza questo meraviglioso e surreale quadretto, c'era Mr. Coffee, blues-man dalle 4 lingue, dai 4 strumenti, dai 4 denti.
Venne picchiato a sangue, a seguito di un fattaccio, Ahia..ci rimise il sorriso in quella rissa. Il Club di Chicago, dove aveva osato 'ribellarsi' fu teatro del suo dramma, e l'insegna luminosa per molto tempo gli arrecò gravi crisi e attacchi di panico. Sua cugina, venne minacciata da bottiglie rotte, ferita, poi stuprata e assassinata, dal proprietario del locale, che dava da vivere a Coffee. Beh.. Dio, non credo che.. Oh! Che sbadato! Stavo quasi per dimenticarmi la ciliegina sulla torta! Parliamo di un personaggio assai rilevante nella storia di quegli anni in quel tetro paesino, di un uomo importante, di spessore e di una certa classe, Peter Nirsch.
Non ho mai capito perché mi attaccarono addosso quell'etichetta. 
Probabilmente perché era francofone o forse perché era a quota +520...
Chi diede loro il permesso? 
No ok, mi piaceva.
Ci avrei scommesso che il flusso dei ricordi mi avrebbe fatto perdere il filo del discorso.
Esordì accennando al mio incontro.. Si, infatti una sera mi venni a trovare, mi autoinvitai in bisca.
Le mie due cagnette si spaventarono e corsero via abbandonandomi lì, vicino a quello strano essere logorroico. Continuava a farmi domande pur non ricevendo risposte. Numenologicamente ed insensatamente parole prive di logica, non so dirvi.. Ad un tratto ricordo però che infastidito intervenni, spensi la mia sigaretta nel bicchierino di sambuca sul bancone ed iniziai a parlare; 
il dialogo fu acceso, lento, ricco, prolisso, illuminante, confortante, commovente. 
Colsi la mia essenza e mi riconobbi, credo, o stronzate del genere.
Al termine del confronto mi invase un 'senso d'amore' talmente prorompente in me che il tavolo 23 improvvisamente si bagnò, così rosso.. 
Adoro il porpora dell'emoglobina. 
La mia deliziosa bambolina AK-47 non volle risparmiare neppure Jasmine, immortalata nella mia mente, serena, intenta a contare le banconote degli ultimi incassi. Non fui clemente con la Venere di Botero.
I miei amici si stupirono del sangue freddo con cui agìi.. Già. Li sento ogni giorno, ancora me lo ripetono. Ho tatuato sulla pelle ciascuno di loro. 

Sono sempre al mio fianco, immortali, i miei cari Soci.

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