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lunedì 10 febbraio 2014

The jazz

Ed io, che ho scritto di tutti

Ne parlavamo ieri e mi è rimasto il sorriso addosso, nato spontaneo da un pensiero espresso e condiviso, che è cresciuto dentro e soddisfatto s'è spalancato.
Uno scambio di catarsi, l'approdare in un atipico nirvana, un incontro di scorci, uno scontro di scene mai vissute ed eredità di tempi, quel che c'era.
Lì, tra i silenzi, senza che tu te n'accorgessi, credo di averti fatto entrare, per regalarti un po’ di vita vera, senza che attendessi sulla soglia.
Pur volendo poi, penso di non poter far altro, sono secoli che mi dedico solamente ad abbellirne l’uscio. Se vuoi, ho quel che ho visto e quel che vedo, da questa porta.
Se non esistesse la fretta della notte che si prepara a diventar mattina, ti parlerei di tutti quelli che accompagno quando ormai s’è trasformata, di tutti quelli che non seguo, di dove vado quando mi perdo tra i volti e nei gesti di coloro che osservo, di gente che imprigiono dentro storie.
Quasi come fosse una passione empirica, vorrei esser in grado di trasmetterla.
“E’ un ventennio che guardo e che non dormo” e mentre la cantano alla radio, io divento autrice dei mille libri che non ho mai scritto.
Ognuno ha ed è una canzone, un dipinto, ognuno ha un logo stampato in petto ed incollata in fronte una citazione.
Sono tutti slogan che camminano "compra me!" - "ti prego non comprarmi" - "se solo mi comprassi.."-"perlomeno provami" - "non sono in offerta".
Spesso mostrerei a tutti loro cosa intendo per rivoluzione, vorrei che si osservassero da un'altra prospettiva, da dove sono io, dalla stellina adesiva del centro palco: immortalarli nel tempo e portarli dall'altra parte per sdoppiarli. Io ad esempio, lo rifiuterei.
Forse è proprio quest’incapacità di percepire la nostra unicità che ci turba, ci vincola e ci fa vacillare.
Una duplicazione di noi stessi, non ad anticipare ma ad arginare vie di vita, che ci serva a far capire se siamo schiavi di essa o se la sottomettiamo.
Vorrei guardassero da qui anche le storie d’amore che costruisco con minuzia fiamminga per loro, quei due passanti, quei passeggeri del mio treno, quella mendicante scalza col suo benefattore: da un’espressione, dalla copertina dello stesso libro, da una mano che sfiora un’altra, io creo intorno una galassia.
Mi stordiscono le urla di una lite mattutina tra la donna che è a casa a preparare la colazione per i figli, e il marito, davanti a me in 24h, perso nell’inchiostro del Messaggero.
Vago nei tratti somatici e più in profondità nelle rughe di un'anziana signora, linee che sfacciate confessano Un lutto.
E’ un impressionante altalena: su a toccar l’arida consapevolezza di aver già vissuto quel che c’era da vivere e poi giù a sfiorare la speranza inconsapevole del sorriso di un bambino, che agita le mani nell'aria come i nastri di raso della ginnasta seduta pochi posti più in là. Lei imbalsamata ritrae nella mente il ragazzo, poggiato con una spalla alla porta d’uscita, con uno skate tra le braccia e lo sguardo disperso.

L’uomo con giornale – Galante Francesco
Ritratto di donna anziana – Maxmilian Ciccone
Il bambino - Francesco Guccini
La ginnasta - Mara Bevione
Il suonatore di flauto - Frans Hals

Il treno si ferma per poi proseguire la corsa sui binari, la ginnasta ultima la tela ed il ragazzo si volta rivolgendo però la sua attenzione all'Ipad del professore di Filosofia, su cui scorre il dito, intento a memorizzare la lezione del giorno. 'La scelta e Kierkegaard', stesso saggio nel quale naufragano stremati gli occhi dello straniero confinante.

Professore - Autoritratto di Nicola Spedalieri
Uomo di colore - Boogeyman - El Coco

I suoi stivali raccontano degli infiniti passi su Les champes Elisèe, dove una sera d'inizio autunno, li trovo', accanto all'accortezza materna di larghi fianchi dimenticati, come i passi del Coco.
In questo viaggio mi alterno e mi contraddico,  e velocemente mi affeziono, mi nauseo e mi commuovo, mandando giù il nodo nella gola di tutti i miei pregiudizi.
Seguo la scia dei pensieri di Boogey, quando alza la testa per dissezionare un concetto complesso appena letto, per riassembrarlo internamente ed acquisirlo. Le pieghe della sue fronte mi fanno intuire abbia compreso, e ne sono fiera.
Compiaciuto, lascia andare il capo, io seguo il suo gioco di profili, la punta del naso converge tra i seni decadenti di una figura criticamente pirandelliana, che non s'arrende al tempo e col trucco carminio sfugge a ciò che teme.

Io, voi, nessuno cento mila.

Un filo che scende dall'orlo dell'ampia gonna della signora fa inciampare il mio sguardo in un intreccio di corpi.
Pochi riescono ad incastrarsi armonicamente in versi, solo guardandosi, pensavo. Pochi, e noi due.
La scena a malincuore mi disturba, non riesco a trovare quella verità che mi serve, ostentano un qualcosa che superficialmente pensano esista. Lui abbraccia lei in modo rassegnato, e viene subito catapultato nel letto di lenzuola fresche, dove forme rigide e pelle chiara, lo attendono ansiose.
I capelli biondi della ragazza dell'est sono fermi come il lago e fini come nylon, ma non ne sono degna cornice. Il vento pungente delle 5 l'avrà spettinata, mentre aspettava alla fermata tra un esame di coscienza e un dubbio amletico.

I due ragazzi vicini e distanti non valgono neanche la busta del cesto nella quale venne temperata la mina della matita che usò Hayez per abbozzarne il Bacio.
Ragazza bionda - Roy Lichtenstein

Apre con garbo la cerniera della sua pochette ed estrae uno specchietto, il gioco di riverberi mi conduce agli occhi neri, del ragazzo già pronto a dichiararmi guerra. Un fare bellicoso, spalle larghe, una maglia aderente che lascia intravedere i muscoli sottostanti e gambe lunghe, danno sfogo a fantasie.
Mi sfida misogino ma accetto da asessuata.
Il sacrificio, la dedizione, l'amore trascurato, l'esperienza omosessuale, il lavoro di papà, la vendetta.
Io vedo questo, trattengo lo sguardo fino al punto in cui lo abbassa.
Denudato e letto.
Chissà invece cosa avrà capito di me, cosa pensa di aver capito di me. Chissà cosa immaginano di me..
Ad un tratto mi sento gli occhi addosso, mi scrutano curiosi, scavano prepotenti, mi rimproverano severi.
Nella frazione di secondo in cui mi rendo conto di esser spettatrice divento membro della compagnia, come se non fossi più lì per loro ma con loro, e sorrido voltandogli le spalle.

Sirena vittoriana - John William Waterhouse

Anche oggi ho preso la mia dose e sulla strada selvaggia di Lou Reed che affermava "siamo la nostra eroina", avanzo, lasciandomi indietro quello che ho creato.
Rischierò continuamente un'overdose, so che affogherò e riemergerò in tempo limite, ma in fin dei conti credo sia proprio questo spingersi oltre che ci consente il superamento dei nostri record personali.
Non è forse questo che ci appaga?

E scaraventati in mare aperto qua e là dalla corrente, storditi cerchiamo di trovarci, e come salvagenti tenersi.

Nel tragitto dal treno all'abisso mi apro a te e con lo stesso sguardo che poco prima giudicava, provo a far trasparire, umile, che l'esperienza non serve. Tutto è improvvisazione.
E se puoi concederti il lusso di esser te stesso e contemporaneamente ciò che vuoi.. hai fatto Jazz.

Quando mi hai chiesto a che pensavo c'era uno col trombone ed uno al pianoforte.

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