"A day without laughter is a day wasted"

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lunedì 30 dicembre 2013

Non la meta ma il viaggio


Immortalai giorni di sole in un quaderno
Nella pagina seguente scrissi di un malinconico pomeriggio d'inverno,
come se in quelle poche righe potessi raccoglierne l'eterno.

Pensai ai giorni d'abbandono e a quelli d'abbondanza,
ai mesi rassegnati e a quelli colmi di speranza
Scrissi di me, dei sorrisi sparsi in una stanza, dei lamenti in ambulanza, della felicità di una vacanza, della nostalgica tua assenza.

Mi soffermai sulle pagine bianche da riempire, ma decisi in fine che li dentro c'era il mare:
quel che sarebbe dovuto poi arrivare,
ciò che il nuovo anno avrebbe potuto portare.
Fogli senza inchiostro con sola impressa la serenità dell'aspettare.




giovedì 19 dicembre 2013

Quando saranno seduti, ci alzeremo

Hanno deciso di aprir le gabbie e far uscire i prigionieri
Parliamo di criminali con menti sporche e mani nere
Hanno detto che le celle son troppo strette ed inquinate
Potreste dirlo alle madri delle sedicenni violentate, assassinate
Hanno scelto che il bravo carcerato alla lunga va premiato
Potreste dirlo al padre dell’adolescente stuprato, seviziato
Hanno ironizzato su sedie elettriche e condanne a morte
Ridendo sotto i baffi dei taglierini nelle torte
Hanno discusso dell’indulto e degli arresti domiciliari
Calpestando le lapidi dei morti e la dignità dei familiari
Hanno dichiarato “Si, ma solo chi entra col reato minore!”
Perché per distrarci dal resto l’unico modo che è rimasto è seminar terrore
Hanno deciso che muoveranno i fili del dormiente guardiano
E che li faranno uscire di notte, in fila coi lenzuoli piano piano
Hanno regalato una medaglia e degli anelli alla moglie del defunto gioielliere
Invece lei l’aveva detto in tribunale che preferiva Vodka per allietare le sue sere
Hanno sempre disprezzato l’anarchia e la dittatura
Convinti che fosse l’equilibrio a metter più paura
Hanno fatto piangere generazioni e le figlie dei soldati
E non sanno che inondazioni e maremoti son stati da questi scaturiti
Hanno regalato un tulipano alla nonna del fioraio malmenato, dissanguato
Mentre lei lo sente ancora “tutto bene, c’è la crisi ma son tornato.”  
Hanno infangato il nome dei rivoluzionari e di chi agiva
Spingendo sulle tempie di chi troppo rifletteva
Hanno indossato numerose maschere questi perbenisti buonisti
pagando i moralisti nei locali di scambisti per farli giurare di non averli visti

Ed ora a noi il compito più arduo, cercar di rimuovere la tragedia negli occhi di chi amiamo
E rassegnarci al fatto che potremmo avere più diritti se uccidiamo
La storia si ripete ma non resterei a guardare, il silenzio non è d'oro
Vorrei liberassero le celle dei ladri per farci entrare loro,

Provando poi a riprenderci il futuro..

martedì 17 dicembre 2013

#VS

Ho cambiato vita tante volte
Che con questa ce l'ho a morte

Ho deciso io per la mia ingrata sorte
Ho teso corde fino al punto in cui l'ho sciolte
Ho strappato margherite e non l'ho colte

Ho preteso grandi amori a gambe corte
Che ti rendono più solo e meno forte

Ho virato verso il nulla sbagliando rotta quella notte
Ho perso i sensi e le speranze sulla vetta di quel monte
Ho accelerato verso voi e preso in faccia porte

Ho sanguinato in fine così forte
Che ho messo avanti il gemito delle fantasie rimaste alle frigide teste stolte.

venerdì 13 dicembre 2013

Oh-oh-oh This is christmas

Come sempre Random.}

-oh regà st'anno non ce li facciamo i regali eh
("T'ho preso un pensierino :)" "ennoooo lo fai apposta allora!")
-boh al massimo 100€..
(Regà giochiamo con le fishes a 31 vi prego, sto in bianco.)
-no, ma che è? con le cartelle senza finestrelle ci giochi te
(Ma ti fai più in la che col gomito m'hai spostato tutte le bucce di mandarino! E mo? E' uscito il 28? Il 7?)
-lo do io il tabellone
(30€? Ma io ci pago l'affitto con 30€. Allungami due cartelle va.
2€ a cartella? Cioè Da Equitalia so più magnanimi)
-Giochiamo a Las Vegas!
No no, mercante in fiera.
 No no pochi mercanti, giochiamo a Perlina!
-c'è Mamma ho perso l'aereo mi dispiace troppo lenti nel decidere
-vuoi un po' di noci? Torrone? Pandoro? N'abacchio per digerì?
-no ma che c'ha questo? Ma non può fa sempre cinquina!
-nonna siediti un'attimo dai.. è da agosto che cucini
-cioè scusate ho guardato l'ora..sono 24h che non ci alziamo dal tavolo
-beeello Q-q-questo coperchio di pentola (?) proprio mi serviva! l'ultimo l'ho perso al parco, che c'ho giocato a freesby col cane. grazie veramente, non dovevi..
-e' una pochette.
-treeee-ntaaaa-seee-tteeee
-no vabbe io a gennaio c'ho da fa. Gli dite anche voi di velocizzarsi..
-47 morto che parla 16 sedice ma nun se fa 25 Natalino! 24 vigilia 90 la paura 42 morto ebbasta 10 pasta e ceci 22 le carrozzelle 77 le gambe delle monache..
(Se Zio tra un po' attacca anche con 8 il passerotto e' finita)
-Spe spe sessanta o settanta?
-panettone? Datteri? Bruscolini? Due carciofi fritti? Te la fa la carbonara nonna? Le fettine panate le vuoi?
-nonna so le 5.. Guarda un The.
-mamma ma chi è sta gente?
-ma che non te lo ricordi lui, Il cugino della suocera della cognata di cosa quella del 3' piano dove abitava nonna da giovane.. Lei invece la sorella del Dottore di zia che poi s'è sposato con quel bell'uomo che ha avuto una figlia che poi..
-mi fido. Benvenuti. Io esco
-guarda che io è da settembre che vado in palestra.. St'anno il torrone lo taglio perfetto, a botta secca.
-avete pagato tutti? No scusate ma perché alla tombola ci stanno 15€ e al terno 20? Chi l'ha fatti i premi Igor?
-vedi sti cali di tensione? è il tuo maglione che fa contatto secondo me..
-"ste piste di macchinette radiocomandate so più difficili da montare di quell'armadio di ikea.."
-"Perché ancora non hai messo mano sulla villa di Barbie.."
-"Prossimo anno Album da colorare ve lo dico."
-..Stop di petto, Gool!
-"Nonna me lo passi tu un'arancio per favore.."

venerdì 6 dicembre 2013

DADAISMO

Le mie cose strane: 

Intingo fette biscottate nell'aceto balsamico, come snack 
Phono i pantaloni prima di infilarli (effetto gonfiabile dalle braccia lunghe) 
Farcisco di Cipster la pizza (croc) 
Phono le collane (la parte gelida non deve assolutamente andare a contatto con la pelle)
Se non so alla perfezione la traduzione di una canzone o non la comprendo, la snobbo (o mi va proprio sulle palle l'autore) 
Mi capita di parlare da sola nel tragitto casa-secchione dei rifiuti 
I miei, per un periodo, per farmi dormire dovevano mettersi in macchina fino al Luneur e tornare, ogni santa notte (e chiudere piano lo sportello una volta scesi, altrimenti Bis)
Odio i tic con la bocca 
Pro gyros Anti kebab 
Ho il trauma degli occhi (sono viscidi e molli) 
Mi piace la parola "Ciurma"
Intingo carote nell'aceto balsamico, come snack 
Vorrei cancellarmi da Facebook, ma credo mi servi da psicanalisi
Nel momento in cui salgo in autobus assumo uno sguardo Bellico
Mi piace anche la parola "Pigmalione"
Quand'ero piccola intrappolavo gli insetti nelle scatoline del formaggino (e a volte una vocina mi dice di rifarlo) 
Sostengo che i dolci decelerino il processo di demenza senile 
Ho rotto la TV da mesi, ma il decoder e' ancora acceso (non ci sono le batterie nel telecomando e comunque non ho tempo) 
Sveglia alle 5, alle 6, alle 7: fa lo stesso, avrò sempre quei 20 minuti di ritardo 
Scrivo cose random tipo questa, nelle note dell'iPhone, anche mentre cammino
Per un pò ho avuto la forte convinzione di essere un alieno 
Lo shopping o è devastante o non mi soddisfa
Mi dimentico i compleanni (proprio a prescindere. Chiedo ogni anno a mia madre quand'è nato mio padre)
I crostini da insalata non vanno nell'insalata (perché hanno più dignità) 
Lascio i libri a metà (ho una mia filosofia)
Credo che non esista frase più allegra di "facciamo merenda"
Ho sempre cercato di infilare il gancio che tiene unito un carrello all'altro nella fessura per le monete (fallendo) 
Da "Lie to me" sono fissata con la gestualità del corpo
Soventemente conio nuovi termini ("autobustiere")
La tuta è strettamente correlata alla riga in mezzo perchè fa Grounge 
Detesto la panna (e questo è un problema in una relazione) 
Dormo (ma fondamentalmente No) con una media di 4ore a notte 
Volevo tatuarmi "Paolo Conte" poi non so, sarò rinsavita.. e mi sono tatuata "Andy Warhol"
Non credo nell'ipnosi (ma ho paura)
Di rado metto il soggetto nei discorsi
Preferisco "mi dispiace" a "le mie Condoglianze"
Odio BitStrips e le sue scenette a fumetto
Quando dipingo ho l'Horror Vacui degli spazietti bianchi
Piangevo durante i documentari sugli animali ed erano costretti a cambiar canale (soprattutto se le protagoniste erano Foche)
Mi viene l'orticaria Bukowskijana coi vezzeggiativi/diminutivi da ritardati in coppia 
Sono un essere vivente solo dopo colazione 
Sicuro le mie Barbie si animavano la notte 
Ogni volta che mi alzo da un locale o mi allontano da un luogo devo voltarmi anche 2 volte, per il terrore di dimenticare qualcosa
Vedo 'faccine' ovunque (alcuni portoni ad esempio, sono parecchio espressivi) 
La naftalina mi sballa 
Se mi reincarnassi nella Pausini farei solo piadine
Associo le persone ai colori 

giovedì 5 dicembre 2013

Preesly

Due vite comunemente extra-ordinarie.

All’uscita della metro, il tempo si ferma. Passano uno accanto all’altra sfiorandosi ed
in quell’istante vengono presi, rapiti, catapultati in una scena da entrambi già vissuta.

Lei lo stimava, lo guardava con gli occhi colmi di rispetto e intelligenza.

Lui la considerava  un qualche dono divino, schiavo di quegli occhi che erano mare agitato.

Stesi in un letto sfatto di lenzuola bianche.

A  quest’immagine improvvisamente si mescolano gli altri 4 sensi , grazie ai quali riaffiorano alla mente i ricordi di una storia inesistente che quindi non può aver memoria.

-                     -           L’odore di lavanda
-                     -           La pelle liscia
            -           Il Jazz nell'aria, mentre fuori nevica
-           Il pane fresco

Fine.
Blackout.  Vengono divisi, travolti, trascinati distanti da 24ore ed abiti scuri, come pesci nella forte corrente. Opposti e spaesati.

Lei lo cerca nella folla ma lo perde di vista. 
Lui si volta più volte incredulo di averlo fatto realmente.

Il caos si placa e la gente rientra in stazione con fare frenetico. (come piccioni attaccati feroci ad un pezzo di pane e costretti a volar via, intimoriti da un colpo di scarpone sull'asfalto)

Si voltano l’ultima volta.. Fortunatamente. Finalmente. 
Lui prende coraggio e avanza svelto verso di lei, statuaria con gli occhi più aperti.
-          “Permetti una sola domanda veloce?”
-          (Sorride, annuendo)
-          “L’hai visto? L’hai sentito?”
-          “Sono due. Si.”

Da quel momento in avanti le loro vite si intrecciano e nasce l’armonia.
Si scontrano, si detestano, si abbracciano.
A quel dèjà-vu che li fece unire ne susseguirono altri ed altri ed altri.
Afferrare le chiavi al volo, una scossa;
toccare la maniglia che apriva la porta, un’altra scossa;
l’odore di tulipani; un’altra intensa scossa.

Quando accadeva scettici riprendevano le attività che stavano svolgendo senza fare una piega, 
entrando ormai in un meccanismo d’abitudine.
Inevitabilmente arrivò il giorno in cui si confessarono l’uno all’altra.
Dopo questi avvenimenti capirono che qualcosa non tornava, sempre più curiosi di sapere, terrorizzati, si accorsero che inspiegabilmente ogni persona che cercava di prestare loro un qualsiasi tipo di aiuto, spariva. Senza lasciar traccia.

La  frustrazione di non poter  “conoscere” stava creando in loro gravi malesseri psico-fisici.

Incubi, disturbi, tensioni.

Tutto ciò assomigliava alla Tortura cinese, quella della goccia che pian piano ti apre il cranio, o alla frattura causata da crepe nel legno.

Studio d’ingegneria: una berlina rossa parcheggiata davanti agli scalini che portavano in strada, sembrava attenderlo.
Boutique: stessa macchina, stessa sensazione.

“Davvero non sapete chi sono? Davvero non mi riconoscete? Beh comunque questo è il posto più sicuro che ho trovato. Su panchine, nella notte, in qualche locale o in un Motel sarebbe stato azzardato. Fidatevi.”

La donna di colore, che aveva l’aria da provinante Gospel, consegnò loro un mazzo di chiavi assieme ad un biglietto legato ad esse da un nastrino verde. 
Immediatamente li fece scendere dall’auto e sfrecciò via.

“ Credo ci fosse scritto Preesly’s affianco alla targa.”

Ogni indizio era vitale. E da qualche parte forse stava entrando luce.

Aprirono il foglio piegato in quattro:  < 5° Strada n. 22 >.

Tipica scalinata che porta ad un’entrata in legno, ad arco. Infilano la chiave nella serratura.

BOOM.

-          Le loro foto:  quella volta al mare, la torta in faccia, la festa dei nipoti, il matrimonio della sorella di lui, il primo piano in bianco e nero di lei, lui 11enne alla prima comunione..
-          I ritratti di lei.
-          Lo stereo ed i cd. Uno con la dedica.
-          Una rosa finta impolverata, sul camino.

Un taccuino aperto racconta loro la verità, svelando l’arcano ma con una freddezza tagliente e soprattutto ingiusta.
< Nessuno la conosceva a parte me. Vi eravate trasferiti qui da poco insieme, felici. Grazie a voi ho capito cos’era quella cosa che fa girare il mondo. Poi quella sera siete stati testimoni dell’omicidio. Un’ auto poco dopo vi ha fatto perdere il controllo, siete usciti fuori strada, schiantandovi contro un muro di cemento.
Non dovevate vedere, eravate nel luogo sbagliato, al momento sbagliato. Io ho ricostruito tutto. Mi sono detta più volte: “E adesso che cazzo faccio? Questi mi ammazzano!” Avevate entrambi perso la memoria, totalmente. La vostra degenza  avvenne in due ospedali diversi, lontani rispettivamente Km.
Minacciarono gli amici, le famiglie. Adesso si evitano, costretti a custodire un segreto più grande di loro, grande quanto il dolore di non vedervi più sorridere. Non potete stare insieme, cazzo ragazzi, non potete. Se vi scoprono… Vi hanno graziato per questa storia dell’amnesia. Ma voi state complicando tutto..vi ostinate! Io però dovevo dirvelo, perché oltre a tutto ancora non mi spiego come abbiate fatto a ritrovarvi. Siete la mia speranza in qualcosa di buono..
PS: Vi meritate.
Nina Preesly. >


TO BE CONTINUED.. 

martedì 3 dicembre 2013

Amore occulto

Oh ma voi l'avete visto,
dov'è che s'è nascosto?
Sotto qualche velo nero,
In qualche cimitero?
Oppure solo fulcro di un pensiero?
Intendo quello serio, quello vero
Ve lo chiedo, perché a me resta mistero
Eppure mi hanno detto che esisteva
E che semmai si presentava
non c'era Nume che teneva
Avete capito no?
l'avete trovato?
dov'è che s'è cacciato?
Ha smarrito il mio sentiero,
un qualche errante messaggero
Oppure è solo, dentro un cuore prigioniero
Intendo quello intenso, quello puro
Me lo chiedo, perché ancora resta oscuro
Eppure mi hanno detto che da qualche parte c'era
Che nelle ossa lo sentivi e non era certo una chimera
Avendo un'animo turbato
a me è sempre piaciuto
Infatti ci ho provato,
Più volte l'ho cercato
Ma ahimè non l'ho trovato
E quando accanto a me s'era seduto
Che forse per un attimo l'ho conosciuto
Io poi non l'ho voluto
Allora adesso non so, sarà cresciuto
Amore che tanto dice anche da muto
Dico io, se vuoi venire sarai Benvenuto.

lunedì 2 dicembre 2013

#Natale

Le luci nel viale

riecheggiano al Natale

Un’atmosfera speciale

invade il Mercato rionale

L’odore d'agrumi m'inebria e m'assale

Mi sfiora da sempre quel tepore glaciale

Come il tempo che scorre nel bene e nel male

Autori ed attori di un atto teatrale

Sipario che scende, sipario che sale

Innanzi a noi Scenario invernale

di tutto quel che vale

del buono, del rosso e del Bianco Natale.

Naufragio

Approdai stremato sulle dorate sabbie
Mi guardai incredulo le mani
Mi toccai la faccia e respirai

Pensai "mai più gabbie"
Poi udìi versi strani
E mi voltai

Un popolo stupito mi accolse
Insegnai loro la mia lingua raccontando ogni giorno la mia storia
Mi insegnarono a pescare e poi a cacciare

Quella paura dal mio volto si tolse
Quasi di me non avessi più memoria
Scoprìi li cosa volesse dire Amare senza pretendere di avere

Un vortice di vento spaventò più noi che gli animali
Un aereo venne per salvarmi
Verso di me figure nere definite da un tramonto che nemmeno Van Gogh vedette mai

I miei amici porsero loro legno e frutta che significavano Regali
Se pur l'intento di quest'uomini vestiti fu aiutarmi
La mia vita ormai era quella perciò li salutai.

giovedì 21 novembre 2013

Non importa abbiano una pistola, tu hai una penna.

Viviamo in un ambiente malsano
con stereotipi sbagliati
Dove non si nomina Dio invano
e vorremmo esser salvati
Viviamo con le mine sotto al letto
con l'angoscia del domani
Dove quel che pensi non va detto
e ne vorremmo esser lontani
Viviamo in un'era senza affetto
facendo incetta di bugie
Dove non vai mai bene perché inetto
e cerchiamo giuste vie
Viviamo in sogni e fantascienza
con le menti recintate
Dove regna miscredenza
e le mani son mozzate
Viviamo stretti in preconcetti
prigionieri in una stanza
Dove i condannati sono eletti
e ciò che resta è la speranza
Viviamo in un'epoca crudele
con il ghigno di chi sa
Dove ci avvelenano le mele
e il migliore se ne va.
Viviamo con tenacia e dedizione
con gli occhi verso il sole
Dove il fuoco è l'ambizione
ma vi è il vuoto nelle gole.
Viviamo ciechi in labirinti
con reazioni esasperate
Dove i valori veri sono estinti
E le bocche son serrate
Viviamo schiavi d'apparenza
con gli idoli inventati
Dove la miseria è inappetenza
E i nostri volti son segnati
Viviamo l'amore detestando
nichilisti sin dai Venti
Dove il senso stiam perdendo
E il "Vaffanculo" ci è tra i denti.
Viviamo di ricerca e d'assenza
con leve a brandir clave 
Dove l'omertà é un'esigenza 
e possedere una coscienza è assai più grave.


Ma in fondo, penso io, la vita è un videogioco 
Seppur facessi tanto farei sempre troppo poco 
E lo sai che è col sorriso che si spegne un fuoco?

martedì 19 novembre 2013

Attimi di routine in Suspence

Mi sveglio in lutto 
ma sorrido.
La tazzona dei Simpson mi mette allegria 
ma è maledetta. Quando non rovescerò più il latte vorrà dire che lo hanno fatto per me, mentre io aspettavo seduta, al tavolo. "Dai però Roger che è tardi DAI!"Chiudo dentro casa mia madre con tre mandate.. 
così lei è al sicuro ed io sono serena. 
Corro, come se inseguita (padrona di un segreto di rilevanza internazionale).
Mezz'ora di stramaledetto ritardo.
Eccolo. Vorrei vomitargli addosso il mio disagio! 
Ma eviterò di accollarmi con la classica nenia da vecchia con gambaletto e cappotto in lana cotta-merinos.Inevitabilmente lo scenario che mi si prospetta è: Scatola di sardine.
          Calore umano.                Fantastico.                                         Sopprimetemi.
Studenti di medicina che mi creano scombussolamenti all'altezza del fegato, stranieri che anche per un "Ehy amico ho comprato il pane" urlano 
- ABDHALLAAH ABDUUHR AGMAAL ASHNAAA!!! 
Oh! Abbassa i decibel zio! Please.. Ho i neuroni in fase rem, stai calmo.
Ma non riesco a parlare, quindi cerco di far trasparire il mio turbamento con uno sguardo Magnum.  
Porca vacca sono un vegetale, non mi reggo in piedi ma non posso non cederle il posto.. è un'anziana in stampelle e il tuo cuore è grande Sara, anche di prima mattina.
E non sono in vena di borbottamenti da terzi.
Mi sposto in slow motion: "prego.." 
risponde, con un sorrisone in porcellana "no grazie tesoro, tra poco scendo."
La rumena fa uno sprint, invidiabile, e mi frega il posto. 
          Tu sei Satana donna.                                                            
Che vita di merda.Intanto l'autista si districa tra macchine parcheggiate in ottava fila, straripa il Tevere (o così sembra) vira a tribordo, inchioda.. e io arrivo in ufficio con 20 minuti di ritardo, buoni 45 minuti di stress, 7litri d'acqua in borsa e col mal di mare.
Buongiorno! :D

lunedì 14 ottobre 2013

Sole nel cielo, calore nel cuore

Sole nel cielo, calore nel cuore
ti basta uno sguardo non servon parole
odori, sapori, rumori diversi
ritrovi pensieri che credevi ormai persi.
Sole nel cielo, calore nel cuore
intorno a te tutto riprende colore
respiri profondi, profumo di mare
chiudere gli occhi e riuscire a volare.
Sole nel cielo, calore nel cuore
il tempo non passa, si ferman le ore
profonda passione, paura di niente
nel corpo la pace come nella mente.
Sole nel cielo, calore nel cuore
sdraiato lì ai piedi di un albero in fiore
occhi socchiusi, rumore del vento
provare ogni tipo di sentimento.
Sole nel cielo, calore nel cuore
la spiaggia dorata, la voglia di amore
cornice di notte le brillanti stelle,
sapore di sale su tutta la pelle.
Sole nel cielo, calore nel cuore
svanisce sul viso quel bianco pallore
si tingono i prati, si intona quel canto

si accoglie l'estate, vestita d'incanto.

venerdì 4 ottobre 2013

Never ending

La sveglia continua a suonare.
Si alza indolente, si reca in bagno, si lava, si veste, beve il suo caffè ed esce. Quella mattina si sentiva avvolto da un pessimismo cosmico.
Treno, i soliti volti, la solita fermata, il solito tran tran.
Il lavoro. Scartoffie, moduli, plichi, pratiche, la pausa pranzo, il solito toast. Esce, rock nelle cuffie, sguardo perso all'orizzonte, arriva il suo treno, sale. Sentiva che stava perdendo tempo.
Scende.

La sveglia suona.
La spegne, si alza, si lava, si trucca, si veste, beve il suo caffè ed esce.
Quella mattina era invasa da un senso di arrendevolezza.
Lo stesso treno, il libro, le anziane logorroiche, la solita routine.
Il lavoro. Telefono, pc, telefono, pc, la pausa pranzo, la solita insalata.
Esce, jazz nelle orecchie, sguardo assorto, arriva il treno, sale.
Ambiva alla rivoluzione.
Scende.

"Dai Andrè non ti far pregare, cosa dovrai fare di così improrogabile? Vieni a sta festa e zitto. Ci divertiamo. Mi ascolti? Passo a prenderti alle 10"
"No, Alessa' ma chi la conosce sta gente?! Ho da fare, lo sai, ho da fare."
"Alle 10. Non un minuto di più."
"Sei un bastar.." Ha riagganciato.
L'amico è colui che conosce il modo per 'raggirarti' e puntualmente lo mette in atto.

"Madeline! amore su che sei fantastica, il tubino nero andrà benissimo, sei splendida..e poi non vorrai farmi perdere quei Nerd in versione 'acchiappo'. Da brava, ora ti prepari e sono da te per le 10."
"Sei fuori? E quando mai mi hai visto con un tubino? Non ne ho uno. E sai quanto odio nutro per questi eventi da figli dei colletti alzati e cardigan annodato sulle spalle.."
"Farai la sociopatica domani. 10"
Maledetta. Un respiro profondo.

Camicia, jeans, converse.
Vestitino a fiori, anfibi.

Tutti salutano tutti, divanetti blu, luci colorate, musica alta, sorrisi ed urla alcolici.

"Andre' oh svegliati, il muro non crolla fidati, se ti stacchi da li vedrai che non viene giù..guarda quella piuttosto, guarda che roscia Andre'!"
"Ale mollami cazzo, vacci a provare, vai al bancone e fatti spruzzare Vodka in gola. Non so..vedi tu"
"Che apatico di merda."

"Mad dai facci un sorrisetto. Vieni a ballare.. Oddio oddio te la ricordi questa? Alzati e vieni qui, buttati!"
"Attenta che lo prendo come un consiglio."
"Come sei lugubre."

Stacca lo sguardo dal cocktail verde fluo in cui si era 'immersa'.
Gira la testa, con un solo sopracciglio alzato e l'aria snob.
Si guardano. Poi si fissano.
Capiscono di esser sbagliati. Capiscono di esser giusti.

Quella scia di pensieri, quel legame invisibile, quel silenzio assordante..
Vengono interrotti.
"Dobbiamo andare Andrè. Oh dobbiamo andare per forza.. È arrivata Giulia, lo sai che ancora non ce la faccio a vederli insieme. Vieni con me?"
"Si. Ok. Andiamo"
A malincuore abbandona la sala del locale.

"Uh è arrivata Giulia. Vieni, te la presento, è simpatica, anche a lei mancano un po di Venerdì."
"A me manca il week end. Quando avrai un'amica con tutta la settimana in ordine me la presenterai. Esco a fumare."
Si allontana, con gli occhi al cielo.

"Porca troia. Sta stronza. Ti pare che se lo porta sempre in giro quel cane?.. Oh cazzo, prendi il giacchetto presto, sta venendo qui.."
"Senti Alessandro ora ti calmi, ci parli una volta per tutte, la affronti da signore e chiarisci sta situazione, io mi tolgo dai coglioni per un po'. Quando hai fatto mi fai uno squillo e ce ne andiamo"

Il vizio comune fa si che si ritrovino sulla stessa terrazza.
L'imbarazzo è evidente, ognuno credeva di esser solo con il proprio Io.

"Bello il panorama."
(Merda. Non potevo chiedere da accendere?..E se non fosse italiana? Come si dice 'panorama' in inglese?)
"Si. Palazzi."
(Merda. Rispondo sempre troppo in fretta. Devo imparare a contare..)
"Neanche una stella.."
(Va bene è appurato, mi sono contraddetto al primo fonema)
1-2-3-4 "Già." (Non era il caso forse)
Il telefono vibra.
"Devo andare.. buona serata allora.. non so se continuerai, o se.. beh ciao."
(Ok. Tanto non la rivedrai.)
"Ciao..."
(Mi si legge in faccia l'amarezza. Ma ammetto sia stata la parte più emozionante dell'intera serata.)

"Oooissa! Perfetto, questo e' l'ultimo. Non voglio più sentir parlare di scatoloni, da qui all'età dell'ospizio"
"Il mio analista è entusiasta che io mi impegni, e canalizzi energie positive nell'impresa di quest'ennesimo trasloco. Dice che dovrei ringraziarti mamma, poi ha preso il via con cose tipo: condivisione, coesione, cooperazione, team, spirito d'iniziativa, collaborazione."
"Vedi che ho ragione.. è cambiare, è crescere, arricchirsi.."
"Non sono in terapia mamma, mi immedesimavo nel ruolo del dottore. Io direi cose del genere, e svariate supercazzole annesse per tranquillizzare il paziente. Mi si contorce lo stomaco al pensiero di cercare e non trovare."
"Stai calma Maddy, sai che sta volta e' definitiva. Lo sai. Sali in macchina che battiamo sul tempo il camioncino dei fleastones!"

La madre di Madeline cambia casa come il colore dei capelli. Forse fugge dai ricordi: il padre le ha abbandonate due anni fa, per una
hostess indoeuropea con la quale attualmente convive in Florida.

Gli Stooges suonano Groove, urlano, ti caricano. Iggy a petto nudo è una barretta LED impazzita nel buio.
I King Crimson sono anzitutto poeti.
Bussano alla porta.
"Andre c'è la partita, spegni lo stereo e vieni fuori di li."
"Non è uno st.. Si, un secondo."

Il padre di Andrea è un fanatico del Baseball ed è convinto di aver trasmesso tale passione al figlio fin da piccolo.
Il suo carattere lo fa rientrare nella categoria del 'sono-io-che-ho-ragione-non-contraddirmi' ma il rapporto che li lega è empatico.

"Eccoci Mad. Guarda che bella, ti piace?"
"Se ti dicessi che a vederla così fa troppo bambolina di porcellana cambierebbe qualcosa?"
"Sempre la solita, porta su un po' di valigie che aiuto i ragazzi a scaricare"

E' una villetta di quelle a ripetizione seriale e dista solo 5 isolati dall'abitazione precedente. Madeline ha smesso di domandarsi il perché di tanta fatica ogni volta, le sembra un ruotare in circolo, girare su se stessi.. ma accetta sconfitta, sa cosa rappresenti per sua madre.

Un fulmine a ciel sereno. Riconosce la voce. (SIII! CHE PALLE. VADO IO!)
Oltrepassato il cancelletto si blocca. Lo vede uscire con il sacco nero della spazzatura in mano.
Li separa una staccionata.

Lui sposta finalmente lo sguardo dalla punta delle sue scarpe e si accorge dei 'fari' di Madeline puntati verso di lui.

"Ehy.. co-me-va? Sei quella della festa? (Che ci fa lei qui? Oh no 'Quella' non si usa mai con una ragazza.. l'esperienza non insegna a quanto pare.)
"Si. Mad. Scusami vado, pesa.."
(Non mi dire che è il mio vicino di casa.)
"Si, vai vai.. non ti trattengo."
(Levati quell'espressione beota dal viso.)

Un accenno di sorriso e si lasciano la porta alle spalle, confusi.

"Andrè è ricominciata, siediti. Hai visto un fantasma li fuori?"
"Abbiamo dei nuovi vicini.."
"Zombie?" "BRAVI RAGAZZI FORZAAA COSÌ COSÌ!!"
Sarebbe un Coach eccellente.
"Non ti sentono Pà."
Si lascia scappare una risata sincera.

"Con tutte queste scale so già che mi risparmierò l'iscrizione in palestra."
"Maddy sei un una nenia continua. Tutto questo azzurro non ti rilassa?"
"Avrei optato per l'oltremare con venature cobalto. Ma abbiamo capito da tempo che la mia opinion.."
"Eh fosse per te il Nero lo metteresti ovunque. Ma non nel mio celeste! Ho tenuto conto della cromoterapia sai.. Ad esempio c'è molta più probabilità che tu possa diventare irascibile con punte di elevata pazzia fissando una stanza con pareti rosse!"
"Ora mi spiego il porpora della vecchia casa."

(Ho sempre desiderato una casetta sull'albero.)

Sopraggiunge l'ora di cena.
Andrea a tavola, in famiglia.
Una madre apprensiva prepara con cura il pasto completo ai due figli.
Il fratello minore, Michele, lo guarda costantemente di traverso con aria di sfida ma lo stima profondamente.
Nella casa vuota di Mad, mangiano sushi su uno scatolone apparecchiato minuziosamente, con una tovaglietta da pic-nic e bicchieri di plastica.

"Esco a fumare."

"Mi faccio il giro del quartiere."

Si incontrano nuovamente.

"Ciao.. Mad, giusto? Sicura di aver scelto bene?"
"Ciao, mi hai spaventato. È mia madre l'artefice. Sei in lutto oggi o ti vesti sempre così?"
"Senti chi parla.."
(Ha ragione. Mi manca la velina e potrei sfilare in una marcia funebre)
"Beh si, sai.. Com'è qui? Voglio dire.. Si sta bene, è tranquillo?"
"Siamo tutelati parecchio. Ma oggi ho la calzamaglia a lavare ed eccomi qui ad oziare. Acqua in bocca!"
"Divertente. Deve richiedere impegno e dedizione salvare gattini sugli alberi. Oltre a questo che fai del tuo tempo..?"
"Andrea. Mi diletto con recensioni su Rock band. L'intento è creare una specie di guida su concerti, gruppi in genere. Il giorno lavoro in un ufficio..ma anche lì ho tempo per scrivere di buona musica.
I ragazzini di oggi mi fanno rabbia, vorrei svegliarli da quel torpore d'ignoranza acustica.
Tu, giri per cimiteri?"
"Si, intaglio zucche e faccio graffiti sulle lapidi. Di giorno il solito lavoro d'ufficio e.. dipingo. In realtà mi serve l'ispirazione, non lo faccio per occupare il tempo."
"Guarda chi hai davanti. Più ispirazione di questa!? Scherzi a parte da quant'è che non 'operi'?"
"1 anno. Ma alti e bassi.. butto giù bozze, disegno ma non ho un vero sfogo da un po'."
"Dovresti riniziare. Vedrai che il cambiamento se non porta ad una crisi, consente una ripresa. E in entrambi i casi, la creatività viene fuori, in persone che ne possiedono molta di base."
"Wow! Sei anche life-coach. Mi hai convinta! Credo che stanotte affrescherò la Chiesa della piazza in stile Cappella Sistina. Infrangerò qualche legge, ma chi se ne frega. Dio sa che è per lui."
"Il tuo humor mi stravolge.
È tardi, merda. Devo entrare a prepararmi. Stasera sarò un sociopatico in compagnia, dentro a qualche pub.."
"Giusto. Io incarnerò lo stereotipo in tutti i suoi aspetti, a casa. Ci si vede. Inevitabilmente, ci si vede."

Si salutano e si allontanano sorridendo. Si intendono.
Passano giorni ma non riescono ad incontrarsi..

Mad ha comprato colori ad olio, acrilici, un cavalletto in mogano e 3 tele di diverse dimensioni.
La casa e' arredata e di gran lunga più accogliente.
Andrea non pensa ad altro, ma cerca di nasconderlo a se stesso.

Sting disse "il rock è morto" e dal quel dì divenne ninfomane.
The Clash, Blondie, AC/DC, Genesis, Dire Straits, Europe, Guns 'N Roses, Scorpions... "Amo gli anni 80, ma che fatica!"

3 p.m. Jogging.
Si scontrano urtandosi violentemente.
"Che cazz.. Ah-ah tu! Ti ho sempre tra i piedi Mad.. Sei un incubo. Non puoi fare le stesse cose che faccio io. Sei il rivale del supereroe per caso? Questa città e' troppo piccola per tutti e due.."
"Ti leggi troppi Marvel, And. Semplicemente corro. Ho il mantello
in tintoria."
"La domenica e' triste non trovi?"
"Solo se ti diluvia in testa."
"Mad rilassati, sei sempre così misantropica?"
"No, solitamente è peggio. Mi stai quasi simpatico."

L'ultimo sprint forzato. Si concedono una pausa rallentando sino a fermarsi. Si piegano entrambi affaticati, per riprender fiato.

"Chi arriva prima al Bistrot di Clementine paga il gelato."
(È un appuntamento?)
"Te lo offro io stasera. Faccio dietro-front.. Ora ho solo voglia di farmi una doccia e collassare sul letto."
"Sei una scansafatiche Mad! Sei una femminuccia!"
"Si si, salutami Clementine se la vedi."

Arriva sera.

"Mad..c'è un bel ragazzo in giardino. Ho come la sensazione che non abbia il coraggio di suonare. Mi affaccio e lo esorto ad entrare!"
"Mamma no! Che comb.."
(Merda. Non mi da mai il tempo.)

"Simpatica tua madre. Ti somiglia. Cioè non per la simpatia.."
"La definirei melanconica ed iperattiva. Sono l'opposto, ho ripreso da mio padre. Ma no, non te ne parlerò.. a meno che tu non sia il pronipote di Junk."
"Mio zio è psichiatra. Vuoi andar a prendere il gelato con lui? Non mi offendo."
"Il più pazzo in famiglia. Indagherei sui motivi che spingono la mente umana a cercare il senso per curare il limite della mente umana. Se così possiamo chiamarlo. Mi concentrerei sul mestiere più che sui pazienti."
"Scrivi un glossario di cazzate Mad, ho l'impressione che sia quella la tua strada."
"Ah signore quel che lei pensa sia una gobba in realtà e' l'astuccio delle mie ali!"
"Ok. Lo chiamo."
"Chi?"
"Mio zio."

Lui era abbagliato dai suoi grandi occhi color tempesta.
Lei si perdeva in quel sorriso.
Adorava l'attimo in cui gli angoli della sua bocca si innalzavano fino a quel tendersi di labbra, come un sipario.

Lo spettacolo era giunto al termine.
Uno sguardo logorroico ed un gesto militare li fecero dividere, voltandosi, per rientrare ognuno nel proprio nido.

L'indomani mattina si verificava quel che sempre accadeva: la perenne corsa contro il tempo.
Davanti la sua scrivania Madeline fissava i suoi polpastrelli.
Lo strano enigma di linee che raccontano chi sei, pensava.
Andrea guardava fuori dalla finestra e si proiettava ne 'la belle époque': vestito di velluto a costine e bastone, intarsiato in legno e madreperla, vagava tra carrozze e mendicanti.
Quando all'improvviso ebbe una visione angelica: vita stretta dal bustino, un'ampia gonna ed una rosa alpina tra i capelli.

"Andrea, vede quei fogli davanti a lei? Beh non si compilano da soli. Li voglio sulla mia scrivania tra dieci minuti."
(Non ci è permesso evadere neanche così. È un mondo crudele.)

"Mad! Mm.. La prossima volta fossi in te mi porterei un ombrello.."
"Si, l'ho rotto. Mi si è capovolto col vento. E al ritorno un'auto mi ha sfrecciato accanto.."
"Perché sei seduta li fuori?"
"Ho dimenticato le chiavi e mia madre non tornerà prima di stasera."
"E la tua idea era aspettarla li, sotto l'acqua?! Sei irrecuperabile. Vieni, entriamo, i miei sono partiti con Mic, non avrai la tua dose di domande stupide."
Sorride e s'incammina verso di lui.

Thè, biscotti, pensieri, ambizioni, racconti di vita, aneddoti.
Ridevano come non accadeva, per entrambi, da tempo.

All'improvviso Andrea la rivede dinnanzi a se, con quel fiore tra i capelli.
Il silenzio ghiaccia la stanza.
Madeline è tesa, non vorrebbe rovinare nulla di quel che è stato fino a quell'istante, il loro rapporto e si alza di scatto dal divano.
"Ma-ma dove vai Mad? Scappi?"
"And non lo so.. Forse perché non so gestire questa situazione, non è in mio controllo.. e mi fa incazzare."
"Mi fai sorridere. E' un transfert. Io non so dove finisco Mad, quando sei qui. Voglio dire.. sei la mia versione al femminile e contemporaneamente tutto ciò che detesto di me."
"Non va bene."

Vicini. Molto vicini. Troppo vicini.
Andrea vorrebbe naufragare in quell'oceano..
La bacia. E naufraga.
Un bacio infinito, impossibile da descrivere. Un sacrilegio provarci.

"Sei bella. Non lo sai.
Io sulla terrazza di quel locale già mi ero arreso, da quel giorno mi sono smarrito. Sono un vagabondo.. Sai qual'è il bello? Che lo sono, anche con te. Sono io, con te. E questo mi piace da matti."
"No sono la Contessa che ti tira gli spicci nel carrello And."
"Sei sempre in fuga Mad vedi, non molli mai."
"Sto bene. Ho paura che questo possa intaccare quel che siamo. Tra gli ostacoli questo è il più pericoloso in cui ora possa incappare."
"Non vederlo come un ostacolo Mad."

Il telefono squilla.
"È tornata, che tempismo! Devo andare.."
"Ci si vede in giro."

Un sorriso aveva in mano il loro destino.
Non erano sicuri di conoscere la libertà, ne tanto meno la felicità,
(sinonimi)
ma sentivano di esserci vicini.

-There's no happy ending.

Never ending.

TO BE CONTINUED..

mercoledì 25 settembre 2013

Tu ci credi al destino?

Le foglie amaranto e ocra continuavano vorticosamente ad aggrovigliarsi attorno ai piedi del grande acero rosso sotto l'ufficio. Il vento era forte, troppo per una giornata di metà autunno. Sveva si godeva la scena, persa come sempre nel suo mondo, con una sigaretta tra le dita ormai spenta dal vento e i capelli color oro che le finivano davanti agli occhi. Aveva deciso di passare così l'ora di pausa pranzo quel giorno: "io e il mio albero"; ignara,naturalmente, che da quel ventoso pomeriggio d'Ottobre la sua vita (o quantomeno la sua visione della stessa) sarebbe radicalmente cambiata. 

Farvi capire chi è Sveva non è così semplice come elencare pregi e difetti di una persona; lei è... patologicamente schizofrenica (nel modo più affettuoso e positivo del termine, si intende). Avete presente quando si cambia idea per il colore della carta da parati scelto pochi giorni prima? Ecco, potremmo tranquillamente dire che Sveva ha incentrato tutta la sua esistenza su questo principio. Lei "cambia idea". 

Fruga goffamente all'interno della borsa, alla ricerca di un accendino che le accenda la seconda sigaretta, ma il telefonino inizia ad emettere un allarme assordante che le ricorda la fine della sua pausa pranzo. - Dai Sveva alzati, un, due, tre, op! - Si ripete motivandosi. Dopo un paio di tentativi si convince e dirige verso il civico 34 del palazzo di fronte. 

L'autobus che la porta da casa all'ufficio e dall'ufficio a casa è stato da sempre uno dei suoi luoghi preferiti. "Un posto etnico e pieno di matti" ripeteva sempre alla sua amica Emma. Ogni giorno c'era sempre qualcuno di interessante da osservare: l'anziana signora che parlava del senso della vita urlandolo in faccia ad ogni passante, la capricciosa e fastidiosissima bambina che supplicava la madre di comprarle l'ultima 'Winx' in uscita nelle edicole. Eppure quel giorno c'era qualcosa di diverso, lei lo sentiva nell'aria. 
Scende dall'autobus di corsa, convinta che questa volta se la sarebbe davvero fatta sotto la pipì! Solo tre isolati la separano dal portone rosso del suo condominio. Si avvia correndo e cercando in tutti i modi di trattenerla; capisce che non ci riuscirà, entra in un minuscolo pub aperto da poco e va diretta alla toilet.
Si asciuga distrattamente le mani e spinge la porta del bagno intenta ad uscire, ma c'è qualcosa che blocca la porta, spinge con più vigore, niente; riprova ancora una volta con più forza ma finisce per inciampare nei suoi stessi piedi proprio nell'attimo in cui riesce ad aprire la porta. Le cade la borsa, si accovaccia, raccoglie tutto e va verso l'uscita. Le arriva un sms, è di Emma, chiede di vedersi stasera: "va bene, ma cos..." Alza gli occhi dopo aver urtato il braccio di qualcuno. Lui sorride, le manca il respiro. Pensa di non aver mai incontrato uno sguardo tanto travolgente. Non riesce a distogliere il suo da quel sorriso irresistibile, bello da far paura. Una canzone appena uscita risuona nel locale. "Bella canzone" dice lui indicando la radio posta sul bancone. L'unica cosa a cui riesce a pensare Sveva è che la sua voce è, se possibile, anche meglio di tutto il resto. "Non la conosco" risponde. Il silenzio imbarazzante viene interrotto bruscamente dai gorgoglii del suo stomaco. Si posa una mano sul ventre, come se con questo gesto potesse farlo smettere. "Fame?" Le chiede lui accennando una risata, "io sono Giacomo" porgendole la mano a mo' di presentazione "Sveva e... no, grazie". Apre la porta e si incammina verso casa. 

"No, grazie?!? Ma grazie di cosa?" Dice Emma dopo aver ascoltato nell'ultima mezz'ora ogni minimo dettaglio della scena rivissuta da Sveva. "Non lo so, ero nel panico, non so neanche come mi siano uscite le parole".
Non si era mai sentita così. 
Nei giorni successivi rifaceva lo stesso percorso nella speranza di incontrarlo. Era sopraffatta dai pensieri che le rimbombavano nella testa. Ma poi tornava con i piedi per terra: -perché? Ti struggi per uno sconosciuto? Sveva, svegliati, non esiste.-

I giorni passavano lentamente e il freddo si iniziava a far sentire. 
Un tristissimo mercoledì pomeriggio di fine Ottobre lui era lì, sullo stesso uscio della stessa porta dello stesso locale. Con il cuore in gola, il respiro affannoso e un fuoco che le sembrava far bruciare le dita dei piedi, decide di attraversare la strada per non farsi vedere. "Sveva!" Grida lui dall'altro capo del marciapiede;    - bene, cazzo calmati è tutto ok, girati! - Il tempo di voltarsi e lui l'aveva raggiunta. "Giacomo, ricordi?" - no, proprio non riesco a ricordarmi della persona a cui ho pensato durante gli ultimi venti giorni- "si, ciao" "che dici oggi riesci a non scappare e trattenerti per un caffè?". -no, oddio no, cazzo ho i capelli sporchi, non mi sono neanche lavata i denti dopo pranzo!- "no, mi spiace non posso proprio, devo andare, magari la prossima volta"; "tipo stasera? Abiti lì giusto?" Indica con fermezza il portone ingrigito dalla giornata uggiosa. "....ehm.... S-si.. D-dovrei.." "Passo alle 9" le bacia la guancia di sfuggita, ma con dolcezza e si allontana. Le ci vollero alcuni secondi prima di rendersi conto del contorno e rimettersi a camminare. 

-Bene, le 9, sono le 5, ce la puoi fare- 
Si chiude la porta alle spalle, alcuni secondi per riprendersi; armadio, doccia,denti, scarpe,trucco, profumo. Si sente il suono di un clacson, scosta la tendina del bagno, è lui. Si ferma di fronte allo specchio, non si piace,non si piace per niente, ma non è una novità. In realtà è perfetta, non troppo elegante, nè troppo truccata. 
Sale in macchina. Lui sorride, lei quasi sviene. "Sei....stai bene." dice Giacomo salutandola. Lei risponde accennando un sorriso. La serata procede tra i racconti del caso: lavoro, famiglia, amici, valori, fede. Sveva si sente inopportuna, non è se stessa, si sente inferiore pur non essendolo. Al ritorno, sotto casa, lei si affretta ad aprire la portiera della macchina per scendere, quindi saluta con un "ci sentiamo" e sparisce dietro il portone. Una manciata di minuti più tardi per poco non cade a terra stupita nel ricevere un suo messaggio. "Sei strana. Mi piaci. Ma non ti capisco." Non risponde. 
Si ripetono un paio di serate simili nelle settimane successive. Ma niente di nuovo, a parte ovviamente il pensiero fisso che si era ormai insinuato completamente e fastidiosamente in lei. Pensava di averlo trovato (Il SUO Lui!) ma allo stesso tempo la paura del 'troppo' la faceva aprire sempre meno e allontanare sempre di più. 

Lei è sempre meno convinta, lui pure. Non si capiscono, parlano la stessa lingua ma niente, non riescono proprio ad andare sulla stessa lunghezza d'onda. Provano vari tentativi di 'comprensione' reciproca ma non va. 
Si perdono di vista, più per 'stanchezza nel provarci' che per reale interesse nell'approfondire.

Emma non capisce, cosa c'è di così complicato nell'esprimere liberamente cosa si prova, soprattutto tra due persone adulte?!

'Incontri fortuiti' continuavano a susseguirsi col passare del tempo. Emma faceva notare a Sveva che forse di destino si trattava. Ma no! Erano coincidenze per quanto la riguardava. -Sicuramente non è il destino, ma allora perché? Qualsiasi cosa faccia me lo ritrovo sempre qui, possibile?- 
Passa un anno; lei continua a pensarci, non può negarlo, ma va avanti con la sua vita com'è giusto che sia. Frequenta altre persone, ma non reggono il confronto,purtroppo non può farci niente, il paragone lo farà sempre.
Non si è davvero mai sentita così. Si odia per questo, ma non riesce proprio a levarselo dalla testa.


Ci risiamo, stesso acero rosso spoglio, stessa panchina, sotto l'ufficio. La sigaretta si spegne col vento. Cerca l'accendino ma questa volta c'è qualcuno che glielo porge. Allunga la mano. Si guardano, più che intensamente, il blu profondo  degli occhi di lei si mischia perfettamente con il morbido nocciola degli occhi di lui. 
"Pensavo di essermi liberata di te" 
"Anche io". Le prende la mano e con forza la alza dalla panchina e la porta verso di lui. Il bacio è energico, morbido, intenso, dolce, struggente. Così bello da far male, le esce una lacrima che cerca in tutti i modi di nascondere. Con il pollice lui le asciuga delicatamente la guancia e si prende un momento per osservarla, lasciando la mano tra i capelli.   
"Tu ci credi al destino?" Chiede lui. 
"Forse".



Chiara

sabato 21 settembre 2013

Una speranza un po' Gideon

Emozionati, trepidanti, ma soprattutto speranzosi.
Il colloquio di lavoro è un primo appuntamento. Indossi il vestito "buono", pettinatura giusta, scrivi, riscrivi il tuo CV, affinandolo e ritoccandolo fino al limite estremo della credibilità.
'Ottime capacità relazionali' -
solo il tuo analista sa della tua sociopatia.. quindi tutto ok.
Al colloquio, come insegna qualsiasi manuale, ci si guarda dritto negli occhi e si annuisce vigorosamente (che al termine avrai bisogno di novalgina), mentre il Provinatore parla, parla e ancora parla.
"Responsabilità, capacità, serietà, competenza specifica" elenca mentre vi tiene sotto scacco. E voi annuite, annuite sempre e, ogni tanto però, intervenite con un "Eh si".
Vi scruta, vi osserva ed esita, lasciando in sospeso una frase che voi immediatamente completate. "Oddio, ma avrò azzeccato tutte le coniugazioni?"
Ma poco importa, perché il Provinatore non vi ascolta neppure, non si ferma, non rallenta, e voi avrete tutti il tempo di questo mondo, più tardi, per dissezionare e rianalizzare quanto esposto, rivivendo a ripetizione quel momento in modalità 'moviola mentale'.
-Ma lei.. è pronto ad investire nel nostro progetto? Ci promette fedeltà e correttezza? Saprà dar valore alla nostra azienda, al nostro rapporto?
domanda con un sopracciglio alzato il Boss.
E tutto ciò a cui pensi è
-oh merda. Mi serve un caffè.
Che poi in quell'istante è come se fossi in una stanza spoglia: tu, lui, una sedia, un tavolo, una lampada sparata in pieno viso.
-Dov'era la notte del 28 marzo alle 15? Ha chi testimonierebbe? Cosa ha mangiato quella sera?
O ad una cosa da primi appuntamenti:
-Ma tu ci credi all'amore? Quali sono le tue intenzioni? Sei da una una notte e via?-
Scompensi. Attacchi epilettici. Botte in testa. Scatti violenti. Impanichevolmente.
Ma com'è giusto in realtà Annuisci, muovendo la testa a mò di SempreSi, quei tristi cagnolini su tristi cruscotti di tristi auto, perché quel Lavoro ti serve.
Annuisci con stessa convinzione di quando tra amici, vi viene proposta una retrospettiva del cinema muto del 1931, o di quando vi viene svelato che Lui non mangia carne perché "chi lo fa è un barbaro, dovrebbe morire. ScuoiatoTritato."
-Aiuto.
Annuisci, annuisci ancora.
Cerchi di esser sciolto.
"Io? Io s-s-s-i ..anch'io pratico free climbing.."
(Sorridi. Non se n'è accorto. Sorridi)
E questo va bene per colloquio, appuntamento, o da alibi al 3'grado.
-Interessi? Aspettative? Impegno sociale? Schieramento politico?- domanda.
(Ehy Ehy stiamo calmi, distogli lo sguardo da quel taglierino con le iniziali incise)
-La politica non mi interessa
rispondendo diplomaticamente.
E anche questo va bene in qualsiasi situazione.
Ma del resto.. è una mezza verità. Rinnegare ogni vostro credo per un "bel" lavoro.
-Maaa lei ha esperienza nel settore?
indaga il provinatore.
(Ma allora a questo punto perché non lanciarmi freccette sulla carotide?)
Continua:
-Perché sa, noi cerchiamo persone sotto i 26 da formare ex novo, però vorremmo anche che lei avesse un'esperienza triennale nel settore. Ce l'ha? Eh, ce l'ha?-
(Ora sposta lo sguardo da quell'apri-lettere. No, anche da li, gli ombrelli no!)
-Beh..- Time out. Annuite e ricordate:
Avete lavorato con Lallo Lolli al Progetto FUTURA (c'è sempre un Progetto FUTURA) e anche con Nanna Sferotti al Progetto UTOPIA (c'è sempre anche questo).
Insomma, avete fatto cose, avete visto gente. No?
E pensi a quando in quel primo appuntamento ti presero alla sprovvista con un:
-L'anno scorso ho vissuto in India, al quinto mese Terrore vero; mi ha punto uno 'scembendolo tropicalis' che mi ha portato una grave infezione, ho visto tramonti mozzafiato e poi.. a stretto contatto con diverse realtà sociali.. Ti scopri nuovo. Ti senti ricco.
(St'ultima cosa me la rivendo)
E pensare quell'agosto eravate murati in casa senza un'euro.
Voglio un lavoro. Voglio vedere il tramonto indiano.
Ma il Detective qui, che ne sa?!
Convinzione e via:
-Si si, anch'io ho viag...ADORO VIAGGIARE! Relazionarmi, culture, lo stretto contatto con realtà diverse, che proprio..ritrovi te stesso.
(Festeggerai dopo. Ce l'hai fatta.)
Lui riattacca, strizzando gli occhi, esclama:
-E poi basta con questa società occidentale esatto, opulenta e consumistica! Nuove frontiere!
Il futuro è ONLINE.-
E voi sguardo nel vuoto, annuite, ripetendo meccanicamente "online".
(Mi sarò perso qualcosa..)
-Ad esempio..- continua il Provinatore Maigret- ..una volta quando si decideva di assumere qualcuno poi lo si pagava per il lavoro svolto, dico bene?
E per un attimo i vostri occhi si accendono e danno segni di 'vera vita'.
-Certo!!- Annuite eccitati, assaporando l'argomento "Stipendio".
-Ah no?!- biascicate subito dopo delusi, guardando il suo sguardo di disapprovazione.
Infatti replica:
-No! Vede, una volta si pagava ogni mese.. Ahahahahh -
(No aspetta, cosa c'è di divertente?)
Aggiunge: -Poi vennero le collaborazioni occasionali, i contratti a progetto e BLA BLA e BLA. Cosicché, alla fine si diceva che si pagava a 90 giorni, 180 e via così, ma questo creava malcontento tra impiegati e collaboratori.."
-Eh certo.- Annuite (sinceramente)
-Eh.. ma non accade più, perché noi, noi non paghiamo proprio.
-Scusi??- (sguardo minaccioso)
-Ma basta false aspettative! Meritate trasparenza! Noi vi facciamo lavorare, muovervi, lei può chiamarlo investimento o CRESCITA.. e noi non le diamo NIENTE.
-Ah....- (Occhi sgranati. "Sta scherzando. Scherza")
-Però capisce che occasione? Che ciò fa CURRICULUM!
-Mm.. Curricul.. Ecco.
-E poi..insomma, vogliamo parlare della CRISI?! Trovi qualcosa di meglio se ci riesce!
('Sig. Cravatta color piscio' vuole una dimostrazione pratica delle concrete conseguenze che potrebbero arrecarle le mie CRISI?)

Mentre assaporate il gusto amaro della Sconfitta, di queste ultime atroci parole, vi rivedere ad inizio colloquio/1'appuntamento..
Rivivete quell'aspettativa del detto-non-detto, e la mazzata del sogno infranto. Ricevere un po' d'affetto/essere semplicemente pagati per lavorare (?)
Poi, all'improvviso, il flusso di pensieri viene bruscamente interrotto.
-Aspetti, non vada via così!-
(WOW. Era un test!)
-Questo è il link della nostra pagina Facebook; ci vada, clicchi Mi Piace, che anche se non la SCEGLIAMO, magari è fortunato e potremmo inviarle un paio di MAIALINI VIOLA per la sua Fattoria virtuale!!!-


giovedì 19 settembre 2013

Nico's

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