Due vite comunemente extra-ordinarie.
All’uscita della metro, il tempo si ferma. Passano uno
accanto all’altra sfiorandosi ed
in quell’istante vengono presi, rapiti, catapultati in una
scena da entrambi già vissuta.
Lei lo stimava, lo guardava con gli occhi colmi di rispetto
e intelligenza.
Lui la considerava un qualche dono divino, schiavo di quegli occhi che erano mare agitato.
Stesi in un letto sfatto di lenzuola bianche.
A quest’immagine improvvisamente
si mescolano gli altri 4 sensi , grazie ai quali riaffiorano alla mente i
ricordi di una storia inesistente che quindi non può aver memoria.
- - L’odore di lavanda
- - La pelle liscia
- Il Jazz nell'aria, mentre fuori nevica
- Il pane fresco
Fine.
Blackout. Vengono
divisi, travolti, trascinati distanti da 24ore ed abiti scuri, come pesci nella
forte corrente. Opposti e spaesati.
Lei lo cerca nella folla ma lo perde di vista.
Lui si volta
più volte incredulo di averlo fatto realmente.
Il caos si placa e la gente rientra in stazione con fare frenetico. (come piccioni attaccati feroci ad un pezzo di pane e costretti a volar via, intimoriti da un colpo di scarpone sull'asfalto)
Si voltano l’ultima volta.. Fortunatamente. Finalmente.
Lui prende coraggio e
avanza svelto verso di lei, statuaria con gli occhi più aperti.
-
“Permetti una sola domanda veloce?”
-
(Sorride, annuendo)
-
“L’hai visto? L’hai sentito?”
-
“Sono due. Si.”
Da quel momento in avanti le loro vite si intrecciano e nasce
l’armonia.
Si scontrano, si detestano, si abbracciano.
A quel dèjà-vu che li fece unire ne susseguirono altri ed
altri ed altri.
Afferrare le chiavi al volo, una scossa;
toccare la maniglia
che apriva la porta, un’altra scossa;
l’odore di tulipani; un’altra intensa scossa.
Quando accadeva scettici riprendevano le attività che
stavano svolgendo senza fare una piega,
entrando ormai in un meccanismo d’abitudine.
Inevitabilmente arrivò il giorno in cui si confessarono l’uno all’altra.
Dopo questi avvenimenti capirono che qualcosa non tornava,
sempre più curiosi di sapere, terrorizzati, si accorsero che inspiegabilmente ogni
persona che cercava di prestare loro un qualsiasi tipo di aiuto, spariva. Senza
lasciar traccia.
La frustrazione di
non poter “conoscere” stava creando in
loro gravi malesseri psico-fisici.
Incubi, disturbi, tensioni.
Tutto ciò assomigliava alla Tortura cinese, quella della goccia che pian piano ti apre il cranio, o alla frattura causata da crepe nel legno.
Studio d’ingegneria: una
berlina rossa parcheggiata davanti agli scalini che portavano in strada, sembrava
attenderlo.
Boutique: stessa
macchina, stessa sensazione.
“Davvero non sapete chi sono? Davvero non mi riconoscete? Beh
comunque questo è il posto più sicuro che ho trovato. Su panchine, nella notte,
in qualche locale o in un Motel sarebbe stato azzardato. Fidatevi.”
La donna di colore, che aveva l’aria da provinante Gospel,
consegnò loro un mazzo di chiavi assieme ad un biglietto legato ad esse da un nastrino verde.
Immediatamente li
fece scendere dall’auto e sfrecciò via.
“ Credo ci fosse scritto Preesly’s affianco alla targa.”
Ogni indizio era vitale. E da qualche parte forse stava
entrando luce.
Aprirono il foglio piegato in quattro: < 5° Strada n. 22 >.
Tipica scalinata che porta ad un’entrata in legno, ad arco.
Infilano la chiave nella serratura.
BOOM.
-
Le loro foto: quella volta al mare, la torta in faccia, la
festa dei nipoti, il matrimonio della sorella di lui, il primo piano in bianco e nero di lei, lui 11enne alla prima comunione..
-
I ritratti di lei.
- Lo stereo ed i cd. Uno con la dedica.
- Una rosa finta impolverata, sul camino.
Un taccuino aperto racconta loro la verità, svelando l’arcano ma con una freddezza tagliente e soprattutto ingiusta.
< Nessuno la conosceva a parte me. Vi eravate trasferiti qui da poco insieme, felici. Grazie a voi ho capito cos’era quella cosa che fa
girare il mondo. Poi quella sera siete stati testimoni dell’omicidio. Un’ auto
poco dopo vi ha fatto perdere il controllo, siete usciti fuori strada, schiantandovi contro un muro di cemento.
Non dovevate vedere, eravate nel
luogo sbagliato, al momento sbagliato. Io ho ricostruito tutto. Mi sono detta
più volte: “E adesso che cazzo faccio? Questi mi ammazzano!” Avevate entrambi
perso la memoria, totalmente. La vostra degenza avvenne in due ospedali diversi, lontani
rispettivamente Km.
Minacciarono gli amici, le famiglie. Adesso si evitano, costretti a custodire un segreto più grande di loro, grande quanto il dolore di non vedervi più
sorridere. Non potete stare insieme, cazzo ragazzi, non potete. Se vi scoprono… Vi
hanno graziato per questa storia dell’amnesia. Ma voi state complicando tutto..vi ostinate! Io però dovevo dirvelo, perché oltre
a tutto ancora non mi spiego come abbiate fatto a ritrovarvi. Siete la mia
speranza in qualcosa di buono..
PS: Vi meritate.
Nina Preesly. >
TO BE CONTINUED..
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